L’edificio è stato costruito sul terminare del 1500, per volontà della famiglia ferrarese degli Arienti. Dopo essere passata per breve periodo alla famiglia Schiatti, la villa fu venduta nel 1600 alla potente dinastia dei Saracco, di nobili origini pavesi, che la mantennero a lungo fino all’ottocento, quando fu ceduta alla famiglia Giglioli, una delle più potenti casate del Polesine, la quale nel 1921 a sua volta la donò al Comune di Ficarolo, che con radicali ed impietosi adattamenti all’interno la adibì per alcuni decenni a sede municipale.
La villa ci appare poderosa e austera, chiaramente ispirata ai dettami dell’architettura militare estense e nettamente estranea ai precetti della villa signorile veneta. L’edificio è servito da esempio per altre ville più recenti costruite nei secoli nei paesi vicini, come quelle settecentesche di Calto e Stienta ed altre nella vicina Bondeno e dintorni.
Il corpo centrale si presenta con mattoni a vista e con bianco cornicione dentellato, sul tetto ha due caratteristici camini, è affiancato da due torri sporgenti con tetto a padiglione e sormontate da pinnacoli con banderuole. Potrebbe quasi ricordare l’antico castello distrutto, che la leggenda vuole sorgesse proprio sullo stesso luogo, fatto però non attestato da nessun documento, ma certo è che una volta scomparso il castello, la storia di Ficarolo passò per questa villa.
Da notare l’elegante scalone esterno a due rampe, aggiunto nell’ottocento e le lapidi marmoree affisse sulla facciata, che testimoniano le soste e i passaggi per questa villa di illustri ospiti, tra cui spicca certamente la Regina Cristina di Svezia, che vi sostò nel 1600.
All’interno ci accoglie subito lo splendido salone consigliare, con soffitto a cassettoni, travi di legno e alcuni stucchi e colonne. Al centro del pavimento ammiriamo una grande rappresentazione marmorea dello stemma ficarolese. Altri locali e del piano nobile e del seminterrato ospitano apprezzabili stanze, stucchi e qualche dipinto a grottesche.
Tutto attorno l’edificio si trova un grande parco di impronta romantica e paesaggistica: i monumentali alberi secolari, disposti senza un ordine apparente, in realtà sono frutto di un preciso studio, che segue il libero prodursi della natura e il susseguirsi delle stagioni. Il giardino in passato aveva dimensioni ben più ampie, arrivando sino al Po e andando oltre la circonvallazione che lo circonda. Era dotato di un’enorme stalla, distrutta negli anni ’70 per far posto al moderno edificio delle scuole medie. Dove ora si trova la funzionale area sportiva del campino, con campo di calcetto, basket e pallavolo e una pista di pattinaggio, era il Foro Boario, dove si commerciava il bestiame.
Pagina aggiornata il 15/10/2024